Con la cancellazione della società non può ritenersi automaticamente rinunciato il credito controverso

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|4 agosto 2022| n. 24235.

Con la cancellazione della società non può ritenersi automaticamente rinunciato il credito controverso

Nel caso di cancellazione della società dal registro delle imprese (tanto più se si tratta di cancellazione d’ufficio disposta ex art. 2490, ultimo comma, cod. civ.) non può ritenersi automaticamente rinunciato il credito controverso, atteso che la regola è la successione in favore dei soci dei residui attivi, salvo la remissione del debito ai sensi dell’art. 1236 cod. civ., che deve essere allegata e provata con rigore da chi intenda farla valere, dimostrando tutti i presupposti della fattispecie, ossia la inequivoca volontà remissoria e la destinazione della dichiarazione ad uno specifico creditore

Ordinanza|4 agosto 2022| n. 24235. Con la cancellazione della società non può ritenersi automaticamente rinunciato il credito controverso

Data udienza 13 luglio 2022

Integrale

Tag/parola chiave: Cancellazione della società dal registro delle imprese – Fenomeno di tipo successorio – Trasferimento dei diritti e dei beni ai soci – Esclusione della rinuncia automatica al credito controverso – Onere di allegazione e prova della volontà remissoria – Annullamento con rinvio

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 1

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SCOTTI Umberto L. C. G. – Presidente

Dott. PARISE Clotilde – Consigliere

Dott. MARULLI Marco – Consigliere

Dott. IOFRIDA Giulia – rel. Consigliere

Dott. CARADONNA Lunella – Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA
sul ricorso 1873/2021 proposto da:
(OMISSIS), in qualita’ di socio superstite e successore della cessata (OMISSIS) snc, domiciliato in ROMA, Piazza Cavour, presso la CANCELLERIA civile della Corte di Cassazione, e rappresentato e difeso dall’avvocato (OMISSIS);
– ricorrente –
contro
(OMISSIS) spa, gia’ (OMISSIS) spa, quale mandataria, e, per essa, (OMISSIS) srl;
– intimata –
avverso sentenza n. 2270/2019 della Corte d’appello di Catania, depositata il 17/10/2019;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non partecipata del 13/07/2022 dal Consigliere Relatore Dott. GIULIA IOFRIDA.

FATTI DI CAUSA

La Corte d’appello di Catania, con sentenza n. 2270/2019, depositata il 17/10/2019, in due giudizi riuniti di opposizione, promossi, il 2 luglio 2004 e l’11 novembre 2004, dalla (OMISSIS) snc e da (OMISSIS), (OMISSIS) e (OMISSIS), quali fideiussori della societa’ e il (OMISSIS) anche quale erede, unitamente a (OMISSIS), del fideiussore (OMISSIS), avverso due decreti ingiuntivi con i quali si era ingiunto agli opponenti di pagare alla (OMISSIS) spa i saldi debitori derivanti da rapporto di conto corrente bancario, da un prestito commerciale e da sconti di effetti cambiari, ha respinto il gravame del (OMISSIS), non in qualita’ di fideiussore ma in qualita’ di unico socio superstite della suddetta societa’, cancellata dal Registro delle Imprese sin dal 4/1/2005, senza che l’evento interruttivo fosse stato dichiarato in giudizio, avverso la decisione del Tribunale di Ragusa che, revocate le ingiunzioni opposte, aveva respinto sia la domanda della banca sia la domanda riconvenzionale degli opponenti, in punto di restituzione di somme indebitamente percepite dalla stessa in forza di clausole nulle, per difetto di prova.
In particolare, i giudici di appello hanno rilevato che, in caso di cancellazione della societa’ dal Registro delle Imprese, i diritti ed i beni si trasferiscono ai soci, in regime di contitolarita’ o comunione, ma la cancellazione implica rinuncia all’esercizio di mere pretese e di diritti di credito controversi o illiquidi, in difetto di inclusione nel bilancio finale di liquidazione o di altre manifestazioni di chi aveva il potere di rappresentare la societa’ in giudizio, cosicche’ pur essendo il (OMISSIS) legittimato a proporre appello, quale socio superstite e successore della societa’ cessata, la domanda doveva essere respinta, stante la presunzione di rinuncia al credito.
Avverso la suddetta pronuncia, (OMISSIS), in qualita’ di socio superstite e successore della cessata (OMISSIS) snc, propone ricorso per cassazione, notificato il 14/01/2021, affidato a tre motivi, nei confronti di (OMISSIS) spa, gia’ (OMISSIS) spa, quale mandataria di (OMISSIS) srl (che non svolge difese).
E’ stata disposta la trattazione con il rito camerale di cui all’articolo 380-bis c.p.c., ritenuti ricorrenti i relativi presupposti.

RAGIONI DELLA DECISIONE

1. Il ricorrente lamenta: a) con il primo motivo, la violazione e falsa applicazione, ex articolo 360 c.p.c., n. 3, degli articoli 1236, 2033, 2312 e 2495 c.c., in ordine alla legittimazione a succedere nel credito della (OMISSIS) snc, per avere la Corte di merito presunto una volonta’ di rinuncia al credito in seguito alla cancellazione della societa’ dal Registro delle Imprese; b) con il secondo motivo, l’omessa o apparente motivazione, nonche’ l’omesso esame di fatti decisivi, ex articolo 360 c.p.c., n. 5, in punto di presunzione di rimessione implicita del credito; c) con il terzo motivo, l’omessa motivazione, ex articolo 360 c.p.c., n. 5 sulle altre censure sollevate con l’atto di appello.
2. La prima censura e’ fondata, con assorbimento dei restanti motivi.
Nella specie, i giudizi riuniti sono stati avviati nel 2004 (il primo dei due il 2/7/2004, con conseguente operativita’ del termine lungo di impugnazione di un anno, previsto anteriormente all’entrata in vigore della Novella del 2009 n. 69) dal (OMISSIS), anche in qualita’ di socio ed amministratore della (OMISSIS) snc (l’altro socio, (OMISSIS), era deceduto e aveva proposto opposizione anche (OMISSIS), in qualita’ di erede, oltre ad (OMISSIS), fideiussore), per quanto esposto in ricorso, avendo i soci opponenti avanzato anche domanda riconvenzionale per il riconoscimento del credito da ripetizione di indebito derivante dal saldo, asseritamente positivo per la correntista, dei rapporti bancari; la societa’ veniva cancellata dal Registro delle Imprese il 4/1/2005 e l’evento interruttivo non veniva dichiarato in giudizio; l’appello avverso la decisione di primo grado era proposto dal (OMISSIS) “nella qualita’ di socio superstite e successore della cessata (OMISSIS) snc)” e veniva respinta dalla Corte catanese, in applicazione del principio di diritto espresso dalle Sezioni Unite di questa Corte nella sentenza n. 6070/2013 (e in quella n. 6072/2014), secondo cui “dopo la riforma del diritto societario, attuata dal Decreto Legislativo n. 6 del 2003, qualora all’estinzione della societa’, di persone o di capitali, conseguente alla cancellazione dal registro delle imprese, non corrisponda il venir meno di ogni rapporto giuridico facente capo alla societa’ estinta, si determina un fenomeno di tipo successorio, in virtu’ del quale… i diritti e i beni non compresi nel bilancio di liquidazione della societa’ estinta si trasferiscono ai soci, in regime di contitolarita’ o comunione indivisa, con esclusione delle mere pretese, ancorche’ azionate o azionabili in giudizio, e dei crediti ancora incerti o illiquidi, la cui inclusione in detto bilancio avrebbe richiesto un’attivita’ ulteriore (giudiziale o extragiudiziale), il cui mancato espletamento da parte del liquidatore consente di ritenere che la societa’ vi abbia rinunciato, a favore di una piu’ rapida conclusione del procedimento estintivo”.
Effettivamente, con riguardo ad ipotesi di cancellazione volontaria di una societa’ dal registro delle imprese, effettuata in pendenza di un giudizio risarcitorio introdotto dalla societa’ medesima, questa Corte ha, piu’ volte, avuto modo di affermare che deve presumersi che la societa’ “abbia tacitamente rinunciato alla pretesa relativa al credito, ancorche’ incerto ed illiquido, per la cui determinazione il liquidatore non si sia attivato, preferendo concludere il procedimento estintivo della societa’; tale presunzione comporta che non si determini alcun fenomeno successorio nella pretesa “sub iudice”, sicche’ i soci della societa’ estinta non sono legittimati ad impugnare la sentenza d’appello che abbia rigettato questa pretesa” (Cass. nn. 23269/2016, 15782/2016, 25974/2015, 21517/2015).
Tuttavia, stante la necessita’ di un’inequivoca volonta’ abdicativa, si sono introdotti limiti a tale presunzione, evidenziandosi che la societa’ doveva avere posto in essere un comportamento inequivocabilmente inteso a rinunciare a quella azione, facendo cosi’ venir meno l’oggetto stesso di una trasmissione successoria ai soci (cfr. Cass.: S.U. 6070 e 6072/2013; Cass. 16758/2010 e Cass. 23269/2016; Cass. 21517/2016).
Nella pronuncia n. 8582/2018 si e’ quindi esclusa l’operativita’ della presunzione di rinuncia al credito in giudizio in cui, da un lato, il liquidatore della societa’ aveva coltivato l’azione giudiziaria volta a sentire accertare la pretesa creditoria vantata nei confronti della banca (ponendo dunque in essere proprio quella “attivita’ ulteriore da parte del liquidatore” menzionata dalle Sezioni unite del 2013) e, dall’altro lato, si verteva in ipotesi non di cancellazione volontaria della societa’, ma di cancellazione d’ufficio, ai sensi dell’articolo 2490 c.c., u.c., per mancata presentazione per oltre tre anni consecutivi del bilancio annuale, in fase di liquidazione.
Questa Corte ha poi recentemente affermato, in ulteriore sviluppo, proprio per la fattispecie della cancellazione volontaria dal registro delle imprese, che, ferma l’estinzione a norma dell’articolo 2495 c.c., “il credito controverso, esistente al momento della cancellazione, non puo’ ritenersi automaticamente rinunciato, dal momento che la regola e’ la successione in favore dei soci dei residui attivi, mentre la non sopravvivenza delle “mere pretese” e’ l’eccezione: onde l’esistenza della rinuncia, da ricondurre alla remissione del debito di cui all’articolo 1236 c.c., va allegata e provata con rigore da chi intenda farla valere in tutti i presupposti della fattispecie, ossia la volonta’ remissoria, la manifestazione inequivoca di tale volonta’ e la destinazione della dichiarazione allo specifico creditore” (Cass. 22 maggio 2020, n. 9464); successivamente, si e’ ribadito che “nel caso di cancellazione della societa’ dal registro delle imprese (tanto piu’ se si tratta di cancellazione d’ufficio ex articolo 2490 c.c., u.c.) non puo’ ritenersi automaticamente rinunciato il credito controverso (nella specie derivante dall’azione promossa ex articolo 2476 c.c.), atteso che la regola e’ la successione in favore dei soci dei residui attivi, salvo la remissione del debito ai sensi dell’articolo 1236 c.c., che deve essere allegata e provata con rigore da chi intenda farla valere, dimostrando tutti i presupposti della fattispecie, ossia la inequivoca volonta’ remissoria e la destinazione della dichiarazione ad uno specifico creditore” (Cass. 30075/2020; cfr. anche Cass. 13534/2020: ” Il mero omesso deposito del bilancio in fase di liquidazione per oltre tre anni consecutivi, da cui consegua la cancellazione d’ufficio della societa’ dal registro delle imprese, non costituisce presunzione grave, precisa e concordante di rinuncia al credito di cui la societa’ e’ titolare e non e’ qualificabile come negozio di remissione del debito”; cfr. anche Cass. 28439/2020).
Nella specie, peraltro, neppure si e’ accertato quale fosse la causa della cancellazione della societa’.
3. Per quanto sopra esposto, in accoglimento del primo motivo del ricorso, assorbiti i restanti motivi, va cassata la sentenza impugnata con rinvio della causa alla Corte d’appello di Catania in diversa composizione. Il giudice del rinvio provvedera’ anche alla liquidazione delle spese del presente giudizio di legittimita’.

P.Q.M.

La Corte accoglie il primo motivo di ricorso, assorbiti i restanti motivi, cassa la sentenza impugnata, con rinvio alla Corte d’appello di Catania, in diversa composizione, anche in ordine alla liquidazione delle spese del presente giudizio di legittimita’.

 

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