Corte di Cassazione bis

Suprema Corte di Cassazione

sezione VI

ordinanza 29 maggio 2014, n. 12117

REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
SOTTOSEZIONE 3
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. VIVALDI Roberta – Presidente
Dott. ARMANO Uliana – Consigliere
Dott. FRASCA Raffaele – Consigliere
Dott. SCARANO Luigi Alessandro – Consigliere
Dott. LANZILLO Raffaella – rel. Consigliere
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso 18768/2012 proposto da:
(OMISSIS), elettivamente domiciliata in ROMA, presso la CORTE DI CASSAZIONE, rappresentata e difesa dall’avv. (OMISSIS), giusta procura speciale a margine del ricorso;
– ricorrente –
contro
(OMISSIS), (OMISSIS);
– intimati –
avverso la sentenza n. 549/2011 della CORTE D’APPELLO di GENOVA del 20.5.2011, depositata il 03/06/2011;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 10/04/2014 dal Consigliere Relatore Dott. RAFFAELLA LANZILLO;
La Corte.
FATTO E DIRITTO
Premesso in fatto:
– E’ stata depositata in Cancelleria la seguente relazione ai sensi dell’articolo 380 bis c.p.c.:
“1.- Con atto di citazione notificato il 6-7 giugno 2003 (OMISSIS) ha convenuto davanti al Tribunale di Massa-sezione distaccata di Carrara, il padre, (OMISSIS), e (OMISSIS), chiedendo l’annullamento del contratto di compravendita stipulato per rogito 19 maggio 1997, con cui l’ (OMISSIS) ha fatto intestare a se’ personalmente, all’atto dell’acquisto, un immobile pagato con denaro di proprieta’ della figlia, all’epoca minorenne, contravvenendo all’ordine del Giudice tutelare.
Il denaro era stato conseguito dalla ricorrente a titolo di risarcimento dei danni per un grave incidente stradale ed era stato destinato dal Giudice tutelare all’impiego in titoli di stato. Successivamente, su istanza del genitore, il giudice ha autorizzato lo smobilizzo della somma affinche’ venisse destinata all’acquisto di un fondo ad uso commerciale, sito in (OMISSIS), da intestare alla minore.
L’ (OMISSIS) ha proceduto all’acquisto, facendo intestare la proprieta’ a se stesso, ed, essendo oberato di debiti, ha cosi’ provocato la proposizione di numerose azioni pregiudizievoli da parte dei creditori.
L’attrice ha proposto la domanda di annullamento del contratto ai sensi degli articolo 322 e 1442 c.c., specificando di volerne limitare gli effetti alla parte dell’atto che indica come acquirente (OMISSIS), anziche’ essa stessa.
Il convenuto (OMISSIS) e’ rimasto contumace, mentre il venditore, (OMISSIS), ha resistito alla domanda, chiedendone il rigetto.
Il Tribunale ha respinto la domanda attrice, compensando le spese di lite, ed ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica.
Proposto appello dalla (OMISSIS), con sentenza 20 maggio – 3 giugno 2011 n. 549 la Corte di appello di Genova – sempre nella contumacia di (OMISSIS) ed in contraddittorio con il (OMISSIS) – ha confermato la sentenza di primo grado.
L’ (OMISSIS) propone un motivo di ricorso per cassazione.
Gli intimati non hanno depositato difese.
2.- ha. Corte di appello ha respinto la domanda di annullamento con la motivazione che: a) la fattispecie in esame e’ diversa da quella di cui all’articolo 322 c.c., noma applicabile solo nei casi in cui il genitore abbia agito spendendo la propria qualita’ di esercente la potesta’ parentale; b) unico rimedio spettante alla minore sarebbe la sanzione penale e un’azione civile per danni contro il genitore, restando inapplicabile l’azione di annullamento, anche a tutela dei diritti del terzo contraente e dei successivi acquirenti.
La Corte ha poi accolto l’appello incidentale, tendente a far accertare l’intervenuta prescrizione dell’azione di annullamento di cui all’articolo 1442 c.c., per essere decorsi i cinque anni dalla data della stipulazione dell’atto di compravendita.
3.- Con l’unico motivo la ricorrente denuncia violazione degli articolo 322 c.c., e articolo 1442 c.c., comma 2, nonche’ vizi di motivazione, sul rilievo che l’articolo 322, legittima il figlio a chiedere l’annullamento del contratto in tutti i casi in cui il genitore esercente la potesta’ abbia agito “senza rispettare le norme dei precedenti articoli…”, quindi in tutti i casi in cui abbia agito in difformita’ da quanto autorizzato dal Giudice tutelare; non solo quando il genitore abbia speso la propria qualita’ di esercente la potesta’, come affermato dalla Corte di appello.
Fa presente che nella specie non si pone alcuna esigenza di tutela del terzo contraente, trattandosi del venditore dell’immobile, che ne ha gia’ riscosso l’intero prezzo, e che non ha alcun interesse a che figuri come acquirente la figlia anziche’ il padre, avendo essa chiesto solo l’annullamento parziale del rogito.
Censura la sentenza impugnata anche nella parte in cui ha ritenuto prescritta l’azione di annullamento, rilevando che nella specie il termine quinquennale deve farsi decorrere non dalla conclusione del contratto, ma dalla data in cui parte attrice, nata il 29 marzo 1985, ha raggiunto la maggiore eta’: termine che e’ stato rispettato.
4.- Il motivo e’ fondato.
Erroneamente la Corte di appello ha ritenuto inapplicabile alla fattispecie l’articolo 322 c.c..
La norma concede al figlio l’azione di annullamento di tutti gli atti compiuti dal genitore esercente la potesta’ senza rispettare le norme di cui agli articoli precedenti, dettate a tutela del minore. Fra tali norme rientra quella per cui il denaro del minore deve essere investito previa autorizzazione del giudice tutelare e secondo le modalita’ prescritte in tale autorizzazione.
Qualora il genitore disattenda tali disposizioni ed impieghi il denaro nell’interesse proprio, anziche’ nell’interesse del figlio, l’atto va incluso fra quelli suscettibili di annullamento, di cui all’articolo 322 c.c..
In applicazione dei principi generali in materia, legittimato a proporre l’azione di annullamento e’ anche il figlio, quando abbia raggiunto la maggiore eta’.
In tal caso il termine di prescrizione comincia a decorrere dalla data del raggiungimento della maggiore eta’ (articolo 1442 c.c., comma 2).
Non si pongono problemi di tutela dell’interesse del terzo acquirente, sia perche’ – nel caso di incapacita’ legale – gli effetti dell’annullamento sono opponibili ai terzi (articolo 1445 c.c.); sia perche’ nella specie non risulta quale interesse o diritto il (OMISSIS) potesse avere a che il fondo da lui venduto venisse intestato all’ (OMISSIS) in proprio, anziche’ allo stesso quale rappresentante legale della figlia minore ed effettiva acquirente, considerato che esso venditore ne’ ha contestato di avere ricevuto l’intero corrispettivo dovutogli, ne’ ha indicato altre ragioni a sostegno della resistenza opposta alla domanda attrice.
Neppure sussistono ostacoli all’accoglimento della domanda di annullamento parziale, cioe’ attinente alla sola parte del contratto che indica la persona dell’acquirente.
La fattispecie non e’ espressamente prevista dalla legge ma, nel caso in esame, essa non trova ostacolo in alcun principio inderogabile di legge. Si consideri che, nei casi di annullamento del contratto per errore, la legge attribuisce alla parte convenuta la possibilita’ di evitare l’annullamento, offrendo di eseguire il contratto secondo le modalita’ ed i contenuti del contratto che la parte in errore avrebbe voluto concludere, sempre che formuli la sua offerta prima che l’altra parte abbia subito alcun pregiudizio (articolo 1432 c.c.).
La norma e’ da ritenere analogicamente applicabile al caso di annullamento per incapacita’ legale, ed anche al caso in cui sia la stessa parte (gia’) incapace a farne richiesta, ritenendo la soluzione conforme ai propri interessi, e non ne derivi alcun pregiudizio per la controparte.
Nella specie, il rimedio vale a salvaguardare sia gli interessi del venditore, che nulla dovrebbe restituire di quanto abbia ricevuto quale prezzo dell’immobile; sia gli interessi dell’acquirente incapace al pieno ripristino dei suoi diritti, come se l’abuso di potere del rappresentante legale non si fosse verificato.
Si puo’ aggiungere per completezza che, nel caso in esame, il contratto avrebbe potuto essere annullato anche ai sensi dell’articolo 1394 c.c., per avere l’ (OMISSIS), rappresentante legale della figlia, agito in conflitto di interessi con la sua rappresentata, se la relativa domanda fosse stata proposta.
5.- Propongo che il ricorso sia accolto, con ordinanza in Camera di consiglio”.
– La relazione e’ stata comunicata al pubblico ministero e ai difensori delle parti.
– Il P.M. non ha depositato conclusioni scritte.
Considerato in diritto:Il Collegio, esaminati gli atti, condivide la soluzione e gli argomenti esposti nella relazione.
In accoglimento del ricorso la sentenza impugnata e’ annullata, con rinvio della causa alla Corte di appello di Genova, in diversa composizione, affinche’ decida la controversia uniformandosi ai principi di diritto enunciati nella relazione ed evidenziati in rilievo.
La Corte di rinvio decidera’ anche sulle spese del presente giudizio.
P.Q.M.
La Corte di cassazione accoglie il ricorso. Cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla Corte di appello di Genova, in diversa composizione, che decidera’ anche sulle spese del giudizio di cassazione.

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